Perché semplicemente non riusciamo a ricordarci come finiva quel cartone di cui non ci perdevamo mai un solo episodio. Oppure siamo andati a mancare proprio l’ultima puntata perché Dio ha pensato bene di toglierci la corrente in quel preciso momento. O magari è un anime che non ci piaceva nemmeno, ma è talmente famoso che la conclusione andrebbe saputa e basta. Oppure ci eravamo completamente dimenticati dell’esistenza di quel cartone, ma vogliamo sapere lo stesso come finisce perché così ce ne possiamo vantare con gli amici. Poi ci sono quelli che hanno conclusioni così brutte che ti maledici di averle aspettate per 161 episodi. Ci sono anche i finali che ci siamo inventati, convinti di averli visti e invece no. Esistono anche quelli che terminano in modo diverso da come ricordavi… E poi ci sono anche quelli che non finiscono.

Farò quasi sempre riferimento all’anime perché un tempo non erano il copia/incolla del manga, ma in casi di estremo divertimento potrei anche parlare del finale originale. Non si parlerà del viaggio, bensì dell’arrivo… Tanto saranno tutti titoli talmente famosi che di cosa parlano, bene o male, lo sapete di sicuro e, se non lo sapete, che cazzo state a fare qui? L’ordine è assolutamente casuale, così come i personaggi che a volte avranno il nome dell’adattamento Italiano (un tempo li sceglievano bene, cazzo) ed altre no. Le date si riferiscono alla prima messa in onda dell’anime in Giappone. L’articolo, ovviamente, contiene SPOILER. Non so se si era capito.

Articoli precedenti:

Holly e Benji, due fuoriclasse (1983)

Sia chiaro che parlo della serie storica. Per intenderci: quella dove i tiri davano origine a ponti di Einstein-Rosen che deformavano lo spazio-tempo aprendo tunnel quantistici che permettevano ai giocatori di apparire simultaneamente in ogni parte del campo nonostante questo fosse diviso dalla linea dell’orizzonte. Credetemi; sono una grandissima appassionata di viaggi nel tempo, e questa è l’unica spiegazione accettabile delle due possibili se consideriamo che la seconda si basa sui tachioni che… no dai, vi farei venire il mal di testa. Quindi, niente World Youth e Road to 2002. Se vi interessa sapere cosa combinano i nostri eroi dopo le gesta del Campionato Mondiale Under 16, vi conviene recuperare direttamente il manga (nel quale si aggiunge la Golden 23) dato che tutti gli anime di Holly e Benji si limitano ad essere dei remake della serie originale per 30 puntate e, quando si arriva a narrare finalmente la parte inedita, la produzione regolarmente finisce il budget. Dei geni, insomma.
Prima Serie (campionato delle elementari): la New Team, sconfigge Lenders la Muppet 4 a 2. Roberto parte per il Brasile dimenticando che doveva portarsi dietro anche Holly e, poco dopo, anche Tom lascia il Giappone per stare dietro a quello squattrinato pittore di suo padre. Holly resta quindi in compagnia del suo amico pallone e di Patty la stalker. (Episodio finale)
Seconda Serie (campionato delle medie): 2 tempi regolari, 2 tempi supplementari, 20 puntate, 400 minuti della nostra vita, quasi un mese di programmazione e tutto quello che ricaviamo dalla sfida New Team/Toho è un pareggio: 4 a 4. Come dite? Rigori? Con Alan Crocker in porta? Siate seri, dai. Da sottolineare, per puro spirito masochistico, che in Giappone gli episodi sono trasmessi a cadenza settimanale, quindi loro di giorni ne hanno aspettati 140: più di 4 mesi. Raccogliamoci in un minuto di silenzio pensando alla loro sofferenza. La serie, comunque, termina con le convocazioni in Nazionale contornate da tanti flashback dedicati ai nostri campioni. Patty continua a fare la stalker. (Episodio finale)
OAV conclusivi (mondiali giovanili): Vince il Giappone battendo in finale la Germania per 3 a 2. Da notare che ci troviamo di fronte alla mia parte preferita della serie, anche se l’impresa più ardua è quella di riuscire a distinguere Julian Ross da Tom Becker e Philip Callaghan da Patrick Everett nei rari momenti in cui sono in campo tutti insieme e con la stessa maglia. Impresa che diventa ancora più difficile nel World YouthRoad to 2002 dove si aggiunge anche Rob Denton. Da annoverare tra le partite più belle di sempre quella contro l’Argentina. Patty continua a fare la stalker. (Episodio finale)

Va bene, ho capito… Farò una digressione per mostrarvi quello che so interessarvi realmente.

La rivincita delle stalker
Un minuto di silenzio per l’anatomia che muore insieme alla prospettiva

Il magico mondo di Gigì (1982)

“Vista una, le hai viste tutte” dicono quelli che parlano per darsi un tono. Le majokko degli anni 70/80 soffrono della stessa patologia che affligge il genere mecha degli stessi anni: episodi strutturalmente identici (problema, trasformazione, risoluzione – ehi! Ma è Sailor Moon!) che, oltre a farti passare la voglia di vedere 50 puntate quando ne bastano 5, portano il niubbo all’inevitabile conclusione di credere che gli anime di quel periodo siano tutti uguali tra di loro. Evidentemente queste persone nella loro vita hanno visto solo Madoka Magica (bellissimo, eh), altrimenti non si spiega il perché di tali affermazioni. Questo argomento lo riprenderò sicuramente in un’altra sede perché mi sta particolarmente a cuore; adesso parliamo di Gigì. Potrei dire che finisce tutto bene, ma sarebbe una balla. La verità è che è davvero impossibile parlare del finale di questo cartone senza dire cosa accade nel mezzo dato che Gigì pensa bene di essere stirata da un camion nell’episodio 46. Ebbene sì: ci troviamo davanti ad una majokko che muore. Le fanno pure il funerale. Il suo spirito chiede quindi di poter rinascere sulla Terra come una normale ragazzina (è pur sempre una maho shojo, no?) e si reincarna nella figlia neonata di quella stessa coppia a cui era stata affidata durante la sua missione precedente. Tale desiderio viene chiesto ai genitori reali, precisiamolo. Che richiesta carina, vero? Chissà come saranno stati felici il papà e la mamma nell’esaudirla. Genitori che vengono rinnegati e che, da quel momento in poi, si ritroveranno ad osservare una Gigì che è loro figlia ma che allo stesso tempo, di fatto, non la è. Più avanti si scoprirà che tutte le avventure vissute da questa nuova Gigì altro non sono che le proiezioni di incubi che turbano il sonno della bimba appena nata. In questo mondo onirico, Gigì sconfiggerà definitivamente la forza malvagia che l’opprime, dando serenità alla piccola neonata che potrà quindi crescere come una normale ragazzina. Da notare, quindi, che la missione per cui era iniziato il cartone (far tornare la fantasia sulla Terra) non viene portata a termine. Quello che rimane è solo la speranza che gli umani ce la facciano da soli. (Episodio finale)

Il grande sogno di Maya (1984)

Adoro parlare di Glass no kamen, esattamente per lo stesso motivo per cui mi piace parlare di Georgie. Tutti lo hanno visto, in pochi ne ricordano il finale e ancora meno sono quelli che sanno che il manga è ancora in corso. Quest’opera immensa (in tutti i sensi) è cominciata nel 1976 ed il cartone osceno che abbiamo visto da piccoli arriva a coprire solamente fino al tredicesimo tankobon del manga. Siamo al numero 50. Parlerò del manga di Maya quando arriverò ad aprire la rubrica delle Cose da leggere perché sì; nel frattempo due cose veloci sull’anime del 1984. Non finisce. Interrotto bruscamente dopo poco più di una ventina di episodi, il finale rimane completamente aperto. Maya vince il premio come migliore attrice non protagonista battendo la sua rivale Ayumi che comunque viene scelta come candidata al ruolo de La Dea Scarlatta, l’opera teatrale con cui Suzue Miuchi ci rompe i coglioni dal 1976. Le due attrici continueranno la loro strada di formazione nel mondo del teatro e, solo quando saranno pronte, la Signora-mi manca un occhio-Tsukikage deciderà a chi affidare la parte. Non preoccupatevi se sono passati 30 anni e se da allora siete rimasti indietro. La vincitrice non la conosciamo nemmeno adesso, non vi siete persi nulla. E’ come Beautiful, vi basta un episodio all’anno per capire alla perfezione quello che (non) vi siete persi. (Episodio finale)

Ah, okey… del teatro non ve ne frega nulla, come a tutti. A voi interessa sapere solamente se Maya e il donatore di rose combinano qualcosa. Non posso dirvelo, non qui e non così platealmente, e poi la verità è che ancora non lo sappiamo nemmeno noi. Vi basti sapere che Maya scopre l’identità del suo storico ammiratore nel volume 33 del manga, uscito nel 1987. L’unico a non sapere che lei è al corrente di tutto è proprio lui nonostante (evidenziate le prossime righe) si siano dichiarati i sentimenti reciproci nel numero 47, pubblicato l’anno scorso. Se per una semplice dichiarazione abbiamo dovuto aspettare 36 anni, quanto dovremo ancora attendere per qualcosa di un po’ più, non so, concreto? Voglio morire.

Devilman (1972)

Una cosa meravigliosa degli anime vecchi è che molto spesso non c’entravano assolutamente nulla con il relativo manga originale: storie diverse, tematiche diverse, finali diversi. La serie storica di Devilman ne è il perfetto esempio. Sì, lo so anch’io che l’opera cartacea è immensamente superiore, ma questo non vuol dire automaticamente che il cartone sia da buttare. Diverso non vuol dire brutto, altrimenti l’anime di Saint Seiya dovrebbe essere annoverato tra le produzioni più oscene mai concepite. Al massimo si può parlare di pessima trasposizione, che è un concetto molto diverso dalla valutazione dell’anime fine a se stesso. Ma torniamo ad Akira, Amon & comp: l’anime finisce bene: Devilman sconfigge i cattivi, salva il mondo, si dichiara a Miki (no, non si baciano, non illudetevi) e si avvia a bordo della sua moto verso il tramonto. Zenon continuerà a minacciare la Terra ma Devilman sarà sempre pronto a difenderci. Il manga finisce male (o bene, dipende dai punti di vista): muoiono tutti, ma proprio tutti. Considerando che eravamo nel 1972, trovo abbastanza comprensibile che la Toei non abbia voluto traumatizzare migliaia di bambini con sabba, tette al vento, teste mozzate, distruzioni di massa e sangue che esce dalle fottute pareti. Per tutto questo ci sono gli OAV del 1987. (Episodio finale)

L’incantevole Creamy (1983)

L’anno arriva alla sua conclusione e Creamy fa il suo ultimo concerto restituendo, infine, il medaglione magico a Pinopino. Toshio ri-acquista i ricordi precedentemente perduti e realizza DI NUOVO che Yu e Creamy sono la stessa persona. Tutto bene se non fosse che l’addio di Posi e Nega sulle note di Dimmi che mi ami teneramente (o delicatamente, dipende dal doppiaggio della giornata) distrugge il cuore di ogni essere umano che ne abbia uno. Grazie soprattutto al design della geniale Akemi Takada, Creamy rimane universalmente la majokko più famosa ed amata nonostante, paradossalmente, sia la capostipite degli anime realizzati unicamente per lanciare le Idol Giapponesi; e quindi colpevole della creazione di cose abominevoli come Ciao Sabrina. In ogni caso, è la mia maghetta preferita e proprio quest’anno si celebra il suo trentesimo anniversario. Tanti auguri, Creamy. (Episodio finale)
PS: nonostante tutte noi seguissimo l’anime per vedere Toshio e Yu scambiarsi anche un solo bacio, e nonostante fossimo rimasti a bocca asciutta perché ci dimenticavamo spesso che Yu, alla fine, andava alle elementari… sono felice di informare chi ancora che non lo sapesse che il tanto sospirato bacio avviene negli OAV. Vedere per credere (minuto 6:00, e non incazzatevi se è troncato a metà… Il senso è quello).

Daitarn 3 (1978)

Potremmo dire che ci troviamo di fronte ad uno dei finali più tristi, malinconici ed epici che la storia ricordi. Banjo sconfigge Don Zauker e salva definitivamente la Terra dall’invasione dei Meganoidi. Già che c’è, pensa bene di mandare a quel paese anche lo spirito di suo padre che, povero ingenuo, pensava di meritare il perdono del figlio. Della serie: Dio perdona, ma Haran Banjo no. Tornato sulla Terra, il nostro eroe si chiude nella sua stanza con grande disappunto di Reika e Beauty che vedono sfumare la loro ultima speranza di un ménage à trois. L’ultimo ad abbandonare la villa sarà il fedele maggiordomo Garrison che, scrutando in lontananza quell’unica luce accesa dell’abitazione, sotto la pioggia, batterà il piede a terra gridando: “1, 2, 3… Daitarn 3!”… E qui le lacrime si sprecano.

Rocky Joe (1970)

Mendoza e Joe si sfidano per il titolo di campione del mondo ma, dopo pochi round, Joe inizia ad andare in status catatonico. Come un automa, resta in piedi ed incassa colpi su colpi e, quasi per inerzia, continua a colpire Mendoza che, a fine dell’incontro, si ritroverà con i capelli bianchi per lo spavento e l’esperienza massacrante. Danpei vuole gettare la spugna ma Joe continua a colpire l’avversario come se non sentisse nulla, come se fosse già lontano. Davanti a questa folle determinazione, Danpei non può fare altro che incitare il suo ragazzo sulla difensiva, consiglio che Joe probabilmente nemmeno sente. Lo scontro termina ai punti ed i due contendenti si siedono agli angoli opposti del ring aspettando il verdetto della giuria. Joe, con le ultime forze, chiede a Danpei di sfilargli i guantoni; chiama poi Yoko e proprio a lei affida quei due guantoni insanguinati che, parole testuali: “Erano tutta la mia vita, e ora voglio che li tenga tu”. E mentre l’arbitro dichiara Mendoza vincitore, Joe chiude gli occhi per sempre. Sereno e col sorriso sulle labbra.

Non c’è da dire tanto, forse la cosa migliore sarebbe stare in silenzio e basta. Ashita no Joe mi fa lo stesso identico effetto di Lady Oscar. Se l’anime (non il manga) di Versailles no bara può essere considerato lo shojo per eccellenza, Rocky Joe fa la medisima cosa per il genere shonen, riuscendo addirittura ad uscire dai limiti del semplice manga spokon (a tema sportivo). Ah, gli adattori Italiani dell’epoca pensarono bene di darci l’happy ending, quindi è molto probabile che molti di voi non sapessero che Joe in realtà muore. Capita, forse non volevano crederci nemmeno loro. Anyway, vi consiglio di vedere anche il film del 1981 che gode di un doppiaggio più fedele all’originale. (Episodio finale AnimeFilm: l’ultimo round)

Magica magica Emi (1985)

Oh, da dove cominciare con gli insulti? Vediamo. Teoricamente, ci troviamo di fronte ad un messaggio in un qualche modo adulto. Mai rinuncia ai poteri perché si accorge che sarebbe davvero facile diventare una grande maga usando la magia vera. Insomma, ci mette 38 puntate per accorgersi che stava barando clamorosamente. Decide quindi di abbandonare i poteri di sua spontanea volontà e di impegnarsi seriamente per diventare una grande maga con le sue sole forze. Awwww, che meraviglia vero? Uno splendida metafora di formazione sul passaggio dalla fanciullezza all’adoloscenza. No, col cazzo: nella pratica, Mai è una cogliona. Sì perché, nel momento preciso in cui rinuncia ai poteri, anche Moko torna ad essere un comune pupazzo.  I due amici nemmeno hanno il tempo di salutarsi e Mai, finito il suo ultimo spettacolo nelle vesti di Emi, trova Moko inanimato. Stupida. Perché rinunciare ai poteri quando bastava semplicemente che non li usassi? Quella sarebbe stata davvero una grandissima prova di forza di volontà. Sei imperdonabile; soprattutto se teniamo in considerazione che Magica Emi è, inspiegabilmente, tra le majokko più famose ed amate. Il dimenticatoio e l’oblio dovrebbero essere la tue vere case, altroché. (Episodio finale)

E’ quasi mag Orange Road (1987)

Sceglie Madoka. U – A – O, chi l’avrebbe mai detto?! [Ironia mode on]. La cosa divertente è che per fare quello che era evidente sin dall’inizio, Kyosuke ci mette 48 puntate  e/o 18 tankobon di manga. Uno dei triangoli più ingiustamente sopravvalutati della storia dove l’unico merito di grandezza è quello di essere riuscito a tenere incollati i lettori per circa 4 anni di pubblicazione. Ragazzi, sul serio, meglio Kiss me Licia a questo punto. Almeno Licia è seriamente indecisa su chi scegliere; ‘sto coglionazzo, invece, ci mette un’eternità per prendere una decisione che era chiara sin dalla prima battuta. Vabbeh, lo perdono solamente perché è uno shonen; giusto un uomo può ritrovarsi in certi casini. Non gli do nemmeno l’attenuante di essere vecchio e di essere stato tra i primi shonen amorosi. Lamù aveva fatto di meglio già 6 anni prima e, davvero, non riesco a credere di star parlando bene della Takahashi della quale salvo solo Maison Ikkoku. (Episodio finale)

Il mistero della Pietra Azzurra (1990)

L’imperatore Neo e Nadia sono fratelli, e quindi entrambi figli del Capitano Nemo. Neo, che comunque era già morto diversi anni addietro, si sacrifica per salvare la sorella, vittima del controllo mentale di Gargoyle. A questo punto, Gargoyle si arrabbia parecchio e decide di ammazzare Jean facendolo cadere da un’altezza variabile tra i 30 e 50 metri. Nadia decide quindi di usare il potere delle Pietre Azzurre per resuscitare il ragazzo. Durante questo rituale, Gargoyle viene investito dalla luce delle pietre e si trasforma in sale scoprendo, infine, di non essere un Atlantideo. Povero sfigato. Pare che tutto vada per il meglio quando ecco che… No, la tragedia è in agguato dietro l’angolo. Per permettere una via di fuga a Nadia ed all’intero equipaggio, il Capitano Nemo si fa saltare in aria, morendo quindi nell’esplosione. Seriamente, dai: aveva un bersaglio stampato in faccia sin dalla sua prima apparizione; il vero colpo di scena è che sia riuscito a sopravvivere per 39 episodi. A finale, assistiamo ad un salto temporale di 12 anni dove la nostra Marie, ormai cresciuta, ci racconta cosa è successo a tutti i protagonisti. Veniamo quindi a sapere che Jean e Nadia si sono sposati e che hanno avuto un figlio, che Grandis continua a cercare il vero amore, che Hanson è diventato miliardario, che Ayrton era davvero un conte (mettiti con Grandis, dai!) e che Electra ha dato alla luce il figlio del Capitano Nemo (li shippavo tantissimo questi due <3 ). La cosa più sconvolgente, però, è venire a sapere che Marie e Sanson si sono sposati nonostante una differenza di età di 23 anni. Vabbeh, sono Giapponesi. A loro ‘ste cose piacciono. (Episodio finale)

Aeris (40 Post) Gira sul Web dall'inizio del nuovo millennio e da allora ha fatto un sacco di cose inutili. Legge tanto, tiene a mente tutto ma posta pochissimo, ecco perché non avete mai sentito parlare di lei. Dal 1990 continuano a chiederle quale sia il suo Cavaliere d'Oro preferito; quelle persone stanno ancora aspettando una risposta.

Categories: Finali a random

 

5 Responses so far.

  1. Michela Mus ha detto:

    Holly e Benji : avevo due motivi per vedere questo cartone anzi tre : 1) Mark Lenders o Kojiro come lo si voglia chiamare (era un gran figo punto e basta!)
    2) la musica che accompagnava le corse nel campo con il rumore degli scarpini (mi piaceva da matti)
    3) come tutte le ragazze sapere se Holly si dava una svegliata con Patty visto che lo aveva capito pure Mark stando in un’altra squadra!!!!!! :D (comunque la prospettiva di quella tavola è inquietante!)

    Gigi : non ricordavo proprio questo finale…anzi penso di non aver mai visto l’ultima puntata! (idem per Devilman)

    Maya : come ti ho già detto,la sadica non ci darà mai soddisfazione!!!

    Creamy : in assoluto la “maghetta” più bella (tanto che ho il case del mio iphone con lei!). Le puntate in cui Toshio scopre che Yu e Creamy sono la stessa persona sono bellissime! E adoravo le sue canzoni……sarà per questo che ora adoro il jpop??!

    Daitarn 3 : il robot che più ho amato in assoluto! a parte la figaggine di Benjo,era divertentissimo e infatti il finale mi ha sempre infastidito: cioè prendono e se ne vanno così,come nulla fosse?! bha!

    Rocky Joe : solo questo ç__ç ç___ç ç___ç

    Magica Emi : non pervenuta…bho Mai mi stava altamente sulle scatole!

    Orange Road : credo uno dei protagonisti più antipatici della storia degli anime! Forse sarà stata la voce di Davide Garbolino, ma speravo che Madoka gli desse il sax in testa!!!!! era odioso!!!

    Nadia : credo di non averlo mai seguito con attenzione, però ricordo benissimo che quando usci Atlantis (o come si chiamava)della Disney,pensai “Thò hanno scopiazzato qualcosetta”

    :D:D mi piacciono questi tuoi post….spero di leggerne presto altri!!!!

  2. Aeris ha detto:

    Ahahah! In Holly e Benji, nonostante il mio preferito fosse Tom, ero perdutamente innamorata di Julian Ross. Ho pure la maglia della Mambo. La uso come pigiama. X’D
    La colonna sonora di Capitan Tsubasa è MERAVIGLIOSA!

    Per Daitarn, guarda: da piccola, o comunque in giovane età, aveva infastidito parecchio anche me. Adesso invece mi piace tantissimo e trovo che sia un finale a dir poco perfetto. Molto maturo, come dire. E’ una di quelle cose che secondo me da piccoli, o comunque adolescenti, non si riesce ad apprezzare. Ri-vederlo a 20 anni e passa fa proprio un altro effetto.

    • paolo ha detto:

      il finale di daitarn però se visto nella versione originale cambia completamente il senso ,benjo mentre combatte con don zaucker ha visione di suo padre che gli rivela che i meganoidi gli aveva creati si ma per scopi buoni ma benjo non avendo capito gli aveva fatto guerra! e quando ormai deve comunque uccidere il furente don zaucher non grida “maledetto” ma “che stupido sono stato! e si chiude in casa per quello!

      • Aeris ha detto:

        Verissimo, infatti mi riferivo al finale originale (anche perché quello visto da piccola onestamente non riesco nemmeno a ricordarlo). Proprio per il diverso adattamento sono rimasta sul vago. X’D

  3. sirio89 ha detto:

    Sconvolto da quella tavola di Captain Tsubasa. Sconvolto.

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