Avete presente i Batman di Nolan? Sì, certo che li avete presente. Ecco, Man of Steel è un film di Nolan che si avvale della regia energica di Snyder. Come tale si porta dietro una fortissima connotazione realistica che distrugge completamente il lato fumettistico di Superman, sostituendolo con una potente componente sci-fi. In tutto questo, il nostro eroe ha finalmente imparato a mettersi le mutande sotto la calzamaglia. Dio, grazie.
|| Titolo originale: Man of Steel
|| Formato: 3D e 2D
|| Genere: Action, adventure, fantasy
|| Uscita USA: 14 Giugno
|| Uscita Italiana: 20 Giugno 2012
|| Diretto da: Zack Snyder
|| Scritto da: David S. Goyer
|| Musiche di: Hans Zimmer
|| Cast e altro: IMDb
Ormai è un dato di fatto: Christopher Nolan (produttore e responsabile del soggetto di Man of Steel) verrà sempre considerato come colui che ha distrutto il concetto di comics-movie. Mentre in casa Marvel si stanno divertendo a giocare su un delicato equilibrio che vede rispettata l’idea stessa di cine-comics, alla DC hanno ben pensato di seguire le orme del Cavaliere Oscuro, rafforzando il concetto di realtà e svuotando queste pellicole da qualsiasi componente fumettistica. Se i Batman erano stati trasformati in film polizieschi, Superman è diventato uno sci-fi catastrofico e, paradossalmente, anche uno dei migliori degli ultimi anni. Risultato? Che la crepa già formatasi tra i puristi grazie alla Trilogia del Cavaliere Oscuro si spaccherà ancora di più dividendo per sempre il pubblico tra chi consacrerà Nolan a Dio in Terra e chi continuerà a vederlo come il l’Anticristo di questo genere. Il perché è semplice: Superman non è Batman. Superman è Superman, cazzo. Le critiche che hanno attanagliato in questi anni l’Uomo Pipistrello diventeranno altamente risibili in confronto al terremoto che provocherà la destrutturazione dell’Uomo d’Acciaio. Questa figura è troppo radicata nelle nostre menti e, per quanto possa non essere il nostro super-eroe preferito, resta comunque quello che tutti, alla fine, vorremmo davvero avere a difesa del mondo. Man of Steel è un film grandioso, imponente e, a tratti, commovente ma, esattamente come la Trilogia di Nolan, sarebbe tale anche se non parlasse di Superman. Chi mi conosce, sa benissimo che per me questo non rappresenta un problema, soprattutto se il risultato finale è bello a prescindere dall’opera da cui trae ispirazione, ma mi rendo che la cosa è drammaticamente soggettiva e che non tutti riescono a scindere questi due elementi. Il problema principale di Man of Steel è la sua totale ed incondizionata voglia di prendere le distanze da tutto ciò che di Superman conosciamo. Ci riesce, è indubbio; il problema è che molto spesso si ha la sensazione di essere arrivati a questo traguardo affondando troppo il padale, dimenticando qua e là qualcosa di importante.
Abituati come siamo a vedere Superman nelle vesti di quel coglionazzo occhialuto di Clark Kent, Man of Steel fa un passo indietro e ci mostra il cammino che il nostro eroe sente di dover intraprendere per diventare quella che Jor-El chiamerà “Ispirazione a compiere meraviglie”. L’Uomo d’Acciaio è un prequel, un film di formazione, un’introduzione all’essenza di Superman; è una pellicola che si prende il lusso di mettere da parte i luoghi comuni che tutti conosciamo e si concentra su un Clark Kent smarrito che cerca in tutti i modi di scoprire il suo posto nel mondo. Da questo punto di vista, diciamo pure che chi si è sparato le dieci stagioni di Smallville forse, e dico forse, parte avvantaggiato. Ma io Smallville non l’ho visto, quindi procedo oltre e vi dico che la cosa che più si avvicina a questo film, per spirito e struttura, è Batman begins ed, in effetti, le somiglianze con il primo capitolo dell’Uomo Pipistrello sono numerose. Una su tutte: l’ascesa dell’eroe. Man of Steel è un film che sembra sempre sul punto di scoppiare e tutta la pellicola è una poderosa rincorsa per un decollo che invece viene spezzato sul finale, rinviandolo al capitolo successivo. E’ indubbiamente una mossa molto intelligente, già vista con la Trilogia di Batman che, se ci pensate bene, è esplosa con The Dark Knight. Allo stesso modo, penso di poter dire che tutto, o gran parte, delle cose che ci aspettavamo di avere da questo reboot, molto probabilmente, le otteremo con il suo sequel. In tutto questo, quello che ci rimane è un film visivamente splendido, potente e sconfinato; l’unico problema è che si sono scordati di mostrarci tutte le meraviglie che ci vengono promesse nella prima ora di proiezione.
Men of Steel è la fiera delle occasioni sprecate, è l’esempio perfetto di una pellicola che ti promette il mondo nel primo tempo per poi offuscarti il cervello con 40 minuti di distruzione di massa degna del migliore Michael Bay (okey, concedo a Snyder di essere infinitamente più coreografico e meno confusionario del collega, ma è il minimo e, per carità diddddio, basta con quella maledetta telecamera a mano). Una volta per tutte: lo sappiamo che Superman è forte. Non c’è bisogno che ci fai vedere Metropolis devastata dall’onda d’urto di ogni suo singolo movimento. In questo senso tendono a funzionare meglio scelte semplici, più a portata di mano ed immediate, tipo impalare un camion o parcheggiare un aereo in uno stadio. Immagini di questo tipo sono incredibilmente più efficaci e rappresentano davvero quei miracoli che ti portano ad amare Superman anche se si trova in fondo alla lista dei tuoi super-eroi preferiti assieme a quell’altro là che si veste da pipistrello (Ehi! L’ho detto!). Ho sempre avuto un rapporto molto strano con Superman, molto simile a quello che ho verso Topolino, per intenderci. Con l’unica differenza che, mentre Topolino lo vedrei davvero bene mutilato in una bara, Superman mi lascia indifferente, nel senso che molto spesso tendo a dimenticarmi che esiste. Eppure, ogni volta che mi trovo davanti ad un suo film, mi innamoro di lui perché sì. Da qui è facile intuire il perché abbia amato tantissimo la prima parte della pellicola che si concentra totalmente su un Clark che deve scoprirsi, accettarsi e decidere se farsi carico di qualcosa che solo lui può essere: un simbolo di speranza. Ancora meglio è stato vedere il suo percorso frammentato tra le aspettative del padre naturale e gli insegnamenti di quello adottivo. Peccato solamente che tutti i temi e le scelte coraggiose che il film ci promette di sviluppare sin dal primo minuto finiscano per essere messe da parte a favore di palazzi che crollano senza soluzione di continuità. Capitemi; arrivo da Into Darkness che faceva l’esatto contrario, nel senso che prediligeva concentrarsi sui personaggi avvalendosi di una trama davvero semplice, a tratti banale, contornata da brevi sequenze action anziché di un unico momento “spacco-tutto” di durata variabile tra i 30 e 40 minuti. Una cosa così la accetto da Transformers, non da un film che per 60 minuti si fa portavoce di serietà ed introspezione finendo per appallottolarli e fare di loro uno slam dunk nel cestino dell’ovvietà; tipo così:
Per tutto il film si fa un gran parlare di meraviglie ed ispirazione ai miracoli, ma ad un certo punto ti viene il forte sospetto che Snyder non abbia capito affatto il valore e l’essenza del miracolo stesso. Una forza così dirompente messa al servizio di un concetto così totalitario come l’umanità non ha, e non avrà mai, l’effetto di quella stessa forza messa al servizio dei pochi o, ancora meglio, del singolo individuo. E’ per questo che un aereo parcheggiato nello stadio ti riempie davvero il cuore di sense of wonder… e, similarmente, è per lo stesso motivo che le uniche meraviglie che possono definirsi davvero tali sono le immagini di un piccolo Clark Kent che salva i suoi stronzi compagni di classe. Per buona parte del film pare che Snyder voglia puntate tutto sul lato umano di Superman ma, quando poi arriva il momento di giocare pesante, preferisce tirarsi indietro e, invece che investire su Clark, punta tutto su Kal-El. Rendiamoci conto che immagini splendide come quelle di un piccolo bambino impaurito dai suoi stessi poteri che riesce a tranquillizzarsi solamente sentendo la voce della mamma, o di quello stesso bambino che vorrebbe solamente continuare a fingere di essere il figlio di normali fattori, diventano inutili se poi basta una parola del grande capo Jor-El per far sì che Clark prenda la sua decisione… Del tipo:
Jonathan Kent: “Devi capire che tipo di uomo vuoi diventare”.
Clark Kent: “Posso continuare a fingere di essere tuo figlio?”
Jonathan Kent: “Tu sei mio figlio”.
[… … …] Passano gli anni.
Jor-El: “Devi diventare un simbolo di speranza, è con questa idea che io e tua madre ti abbiamo messo al mondo”.
Clark Kent: “Okey, dammi ilmantellocostume”.
Dialoghi come quelli tra Clark e Jonathan Kent erano le meraviglie su cui valeva davvero la pena di investire, erano quelle le scene su cui bisognava puntare per arrivare a provare quel sense of wonder che tutti ci aspettiamo da Superman. E qui bisognerebbe aprire una parentesi enorme, macché dico, gigantesca, su Hans Zimmer che probabilmente non aveva poi tutti i torti quando dichiarava di non essere interessato a comporre la colonna sonora per questo film. In effetti, siamo lontani anni luce da quei suoi capolavori che riuscivano ad emozionarti anche tenendo gli occhi chiusi; del tipo che eri in grado di capire cosa stesse accadendo sullo schermo senza bisogno di guardarlo, affidandoti solamente alla musica. No, non ci siamo… la colonna sonora di Man of Steel manca di idee e si riduce ad essere un sunto di quelle di Batman e Inception: tamburi, ottoni e temi elettronici, tanto che appena uscita dalla proiezione ero, come dire, frastornata da tutti ‘sti rumori. Nessuno ti chiedeva di replicare il pathos e l’epicità del tema storico di John Williams, ti si chiedeva solamente di comporre una colonna sonora all’altezza del tuo nome, in modo che Superman avesse un suo tema… Invece sono qui a canticchiare il vecchio, e non perché il nuovo non mi piaccia, semplicemente non riesco nemmeno a ricordarlo. Capitemi, DI NUOVO: arrivo da Giacchino che ha preso il Main Theme di Star Trek, gli ha stretto la mano, l’ha sfidato e si è portato a casa un risultato a dir poco superlativo. A tutto questo aggiungiamo l’arrivo del Generale Zod che porta con sé un over-acting di Michael Shannon che annichilisce il resto del cast ed una Lois Lane che si fa portavoce di una love story che peggio di così non poteva davvero essere intavolata; tanto da farti rimpiangere le crisi di nervi avute con Superman Returns. Ecco, a proposito del Returns… La sottoscritta è tra quei 5 gatti che avevano apprezzato tantissimo il film di Singer, e sapete perché? Perché aveva portato a termine tutto quello che Man of Steel ci promette e, invece, lascia incompiuto: emozionare, spaccare, far ridere al momento giusto e prendersi sul serio quando c’è da farlo. Ora, scusatemi, ma torno a rivedermelo assieme ai primi due di Donner e Lester. Lì le meraviglie ci sono davvero.
Spoilers! Notes! What the fuck! Oh my God!
– I comics-addicted hanno iniziato subito la caccia a citazioni ed easter eggs come se non ci fosse un domani. Il film fa numerosi regali in questo senso e sarete felici di sapere che i loghi della Wayne Enterprises e LexCorp erano solamente la punta dell’iceberg. Qui ne trovate altre. Si dia pure il via alle congetture.
– Prima di lanciarvi in danze di gioia, riti satanici attorno al fuoco e sacrifici animali, ricordatevi che non è detto che sia proprio il Batman di Nolan il possibile candidato ad entrare nell’universo di Man of Steel; anzi, è molto probabile che per la tanto agognata Justice League si debba aspettare un reboot dell’Uomo Pipistrello. E poi i film di Flash, Wonder Woman & comp. sono lontani anni luce. Senza contare che quello di Green Lantern non è mai stato fatto (e se lo avete visto siete vittime di un’allucinazione collettiva).
– Molti nerd stanno speculando che, in mancanza di Bale nelle vesti di Batman, il suo posto possa essere preso dal *sempre sia lodato* Joseph Gordon-Levitt che, sul finale di The Dark Knight Rises, sembrava ereditarne ufficialmente il titolo. Speriamo solamente che, se dovesse accadere, lo faccia in qualità di Batman e non di Robin.
– Ho parlato di una pessima love story ed ora che posso spoilerare voglio ribadirlo a gran voce. Il bacio che Lois e Clark si scambiano verso il finale non ha senso di esistere. Ho passato l’intero film a sperare che NON accadesse e, credetemi, detto da una shipper come la sottoscritta ha davvero dell’incredibile. Sebbene sia comprensibile che lei abbia subito un colpo di fulmine nel trovarsi davanti il super-bello/super-forte/super-buono/super-cosa-a-caso, è inammissibile che le basi di questo grande sentimento siano date così per scontate. Il punto di vista di Clark è totalmente sballato e non c’è un solo momento in tutto il film in cui lui mostri un qualche sviluppo a riguardo. La bacia perché sì. Se c’era un tema da portare avanti con calma, allargandolo al capitolo successivo, era questo.
– Christopher Reeve è tornato tra noi per farci dono di un video in cui fa presente il suo disappunto verso la colonna sonora di Man of Steel. A quanto pare sono in buona compagnia. Mi sento felice.
– Pare che Superman abbia avuto la pessima idea di bullarsi della sua impresa davanti a telecamere e giornalisti, dispensando parole poco carine nei confronti degli Avengers. Tipo che da solo è riuscito a scongiurare quello che i Vendicatori hanno fermato in sei. Tony Stark ha prontamente rilasciato una dichiarazione ufficiale a riguardo:
Cara Regina, alla fin fine sei stata pure buona, tutto sommato.. Brava che hai saputo ingollare l’amaro calice e restare obiettiva come sempre.
A me d’altronde, come ben sai e come a lungo abbiamo discusso, ogni volta che ripenso a Man of Steel mi si chiude lo stomaco, digrigno i denti e vengo assalito da un senso di tristezza profonda.
Avrai modo di leggere la mia logorroica invettiva di fan deluso, perché anche se tu lo ami quando lo vedi, a differenza di te Superman è il mio eroe preferito sempre e sì, mi sono sparato tutte e 10 le stagioni di Smallville perché io adoro Clarky, ciò che rappresenta e la sua storia.. Dall’adolescenza alla maturità di salvatore.
Mi aspettavo che venisse sublimato da un trio come Snyder-Nolan-Zimmer, non che venisse gettato nella centrifuga. E va beh. Va beh un cazzo, arghhh @#][]#][@@@#.
Ok, son qua. Mi limito a citare una tua frase geniale della recensione che, di fatto, riassume tutto ciò che più mi ha deluso di MofS:
“un film che per 60 minuti si fa portavoce di serietà ed introspezione finendo per appallottolarli e fare di loro uno slam dunk nel cestino dell’ovvietà”
Applausi, applausi, applausi, My Queen.
Ah, e grazie per il link in cui Ka-El scappa dalla musica di Zimmer.. E’ stato un toccasana, un momento catartico che mi ridato la forza per poter gridare
VIVA SUPERMAN RETURNS cazzooo!!!!!!
W Superman Returns, PER DIO!
Comunque, a pensarci bene, forse dovevamo in qualche modo aspettarcelo. L’idea del tandem Snyder/Nolan in effetti è allettante… ma forse non è stata una grande idea l’unificazione di due personalità così diverse sulle carta. Alla fine si rischia di sfornare un film altamente disomogeneo che rispecchia lo scontro di queste due menti. Se ci pensi, è quello che è successo. Si sente l’influenza di Nolan ma non del tutto; viceversa per Snyder. Alla fine si risolve in un niente.
Interessante e verosimile chiave di lettura. Intervento a 4 mani che ha prodotto un ibrido confuso. Intenti rivisitatori ma con premesse che si sono perse per strada, svuotandone il senso. E poi perdio, ma perché quell’azione prologata gratuita degna del peggior, altro che miglior Bay. Ha sottratto tempo non prezioso, ma fondamentale per l’introspezione del personaggio. Soprattutto considerando che è stato pensato come un Superman begins.. È caduto nello stesso buco nero di Lanterna Verde. Un’ eiaculazione precoce di scy-fi
Ah, dimenticavo: quello di Man of Steel NON è Jonathan Kent. È il suo clone bovaro mandato probabilmente per sbaglio da qualche governante rincoglionito kryptoniano! Il Kent di Smallville gli piscia in testa al punto che ti viene la nausea anche solo a vederli accostati. Costner però è stato doppiamente bravo a rendere un personaggio così ingrato nato male proprio nel suo concepimento!