Dico sempre che il fandom di Saint Seiya non va d’accordo su nulla: è verissimo. Provate a dire che Ikki è il Bronze Saint – di base – più forte e verrete attaccati da squadroni di Shunisti che vi faranno rimpiangere l’affermazione. Provate ad affermare che l’anime è migliore del manga e vi ritroverete bombardati dai ricercatori della coerenza. Provate a dichiarare il contrario e preparatevi ad essere sommersi dagli insulti di quelli che, il manga, l’hanno letto solo per poterne parlare male. Persino Shingo Araki, e sembra impossibile, talvolta viene messo alla gogna: i personaggi sono troppo eleganti, è sbagliato. E’ una storia da karate e scintille, non va bene! Quelle non sono armature, sono vestaglie! Dicono.

Seiji Yokoyama, però, mette d’accordo tutti. La colonna sonora di Saint Seiya è ritenuta meravigliosa anche da chi, Saint Seiya, lo ha visto solo per sbaglio. Le melodie – tutte – hanno un loro incipit, un proprio percorso ed una precisa conclusione. Rimangono salde nella testa, orecchiabili e – soprattutto – vive. E poi spaziano: dal fomento alla tristezza, passando per la malinconia, la paura e la maestosità. Il tutto attingendo a piene mani non solo dalla musica classica, ma anche da quella elettronica; talvolta – e per fortuna – aggiungendoci dei cori di accompagnamento.

Insomma, ho fatto il bis della Pegasus Symphony. E sono qui per raccontarvela.

SYMPHONY A CONFRONTO: quando assistetti al primo spettacolo al Grand Rex nel 2014, sempre a Parigi, ebbi una sensazione molto precisa; ossia che si trattasse di una sorta di giro di prova. Benché fossi rimasta sostanzialmente soddisfatta dello spettacolo, mi sembrava evidente che all’intero evento mancasse qualcosa. La sensazione si trasformò in certezza quando venni a sapere che nei tour in Cina si era aggiunta – come accade spesso – la proiezione di un video in accompagnamento alle musiche. A quel punto, ripensare al piccolo monitor appollaiato dietro all’orchestra del Grand Rex, mi faceva sorridere. L’ultimo evento, tenutosi presso Le Palais des Congrès de Paris, è stato uno spettacolo migliore e, in generale, più d’impatto a livello mediatico grazie alla presenza della corista storica: Kazuko Kawashima (che è tipo una delle 10 donne più importanti della mia vita) e dalla presenza di una sessione di meet and greet, accessibile per chi avesse acquistato un biglietto VIP (che si traduce nello sganciare 149,00 euro). Mettere a confronto due concerti sinfonici sul piano della tecnica è abbastanza difficile, e non solo perché devi saperne un treno, ma anche perché ogni direttore d’orchestra ha un suo preciso stile e gli arrangiamenti alla base spesso risultano diversi alla fonte. Pur con due scalette quasi uguali, l’esperienza tende ad essere parecchio diversa, ancor di più se ci aggiungiamo la presenza della Kawashima che, chiaramente, ha reso tutte le musiche vocalizzate completamente differenti da quelle ascoltate nel 2014. Nonostante tutto, il primo difetto di questo concerto è proprio la sua stessa scaletta. Su 27 brani (esclusi i “fuori programma”), 23 erano già stati eseguiti durante lo spettacolo del 2014. Le felici aggiunte: Pegasus Ryu Sei Ken, Chikyugi, Mittsu no Aria (conosciuta meglio come Aria of the Three o, il terzo segmento in particolare, come Marcia funebre di Hyoga) e Black Saint Chosen. E dell’ultima potevamo farne volentieri a meno. Anche a voler tenere in considerazione che quelle accompagnate dalla voce della Kawashima meritassero ampiamente di essere ripetute (perché la corista del 2014 era anche brava, porella, ma l’intensità emotiva ed interpretativa era proprio inesistente), il conteggio rimane sempre abbastanza impietoso, soprattutto se si è strombazzato per un anno e mezzo che i brani sarebbero stati diversi. E quindi mi aggancio al secondo punto: la scaletta.

SCALETTA ED ESECUZIONE: suddiviso in quattro atti (Sanctuary, Asgard, Special e Poseidon), l’evento è durato all’incirca 3 ore, spezzato da una pausa di 15 minuti. La scaletta, composta da 27 brani e 5 fuori programma (che vi lascio a fine paragrafo sotto spoiler), si componeva principalmente di una selezione delle BGM racchiuse nei 9 CD storici della Serie Classica (anime, film ed il CD Drama di Hades del 1989). Se fossi una fan normale o un semplice spettatore nostalgico, non avrei avuto nulla da dire. Cavolo, tutto figo. Tutto bellissimo, davvero. Ma non sono una fan normale, conosco le soundtrack di Saint Seiya e so alla perfezione cosa mi avete tenuto fuori. Il primo atto, quello del Santuario, è stato tutto sommato giusto, piacevole e corretto. Ascoltare Inside a Dream cantato dalla Kawashima è stata un’esperienza meravigliosa e in fin dei conti non sono stata nemmeno poi tanto infastidita dallo spietato copia/incolla del concerto del 2014. I temi che accompagnano la prima parte dell’anime sono quelli contenuti nelle prime 3 OST, è giusto che si continui a girare lì intorno, va bene (però l’Ikki’s Theme potevate inserirlo, accidenti); ma con Asgard il discorso cambia ed è qui che salta fuori un problema più profondo, riconducibile non solo a questo concerto, bensì a tutti quelli eseguiti in Cina come in Francia: l’assenza del coro. Senza un coro, infatti, vengono esclusi a prescindere almeno 1/3 dei temi più maestosi ed imponenti di tutto Saint Seiya. Senza il coro, robe come God Warrior vs Saint o Under the Wood of the World Tree possiamo scordarceli. Ed è un peccato, perché farebbero venire giù l’intero teatro. Ottimo invece lo Special Act grazie alla presenza di Yumi Matsuzawa con Chikyugi. La chiusura del programma avviene con Poseidon ed è qui che arriva la notizia più terrificante: hanno eseguito (bene, per fortuna) solamente il Dead End Symphony. Le restanti sinfonie dell’atto non provenivano dalla Saga dei Mari, il che comporta un’inevitabile e dolorosa conseguenza: una totale assenza di identità per l’ultimo arco musicale. Il concerto si chiude e parte la chiamata alla ribalta che si rivela essere il punto forte dell’intero evento grazie all’esecuzione di 5 cose bellissime, inedite e perfette: il secondo segmento di Pandora’s BoxAndromeda Shun, that fight (va bene, chiamiamolo Mime’s Theme, contenti?), Sad Brothers, My Dear e Pegasus Fantasy cantata da Matsuzawa e Kawashima all’unisono. Il sipario cala e faccio i conti con me stessa: bello, migliore del precedente, ma poteva essere di più. Doveva essere di più.

Spoiler, che tanto lo vuoi leggere selezionamostra

VIDEO DI ACCOMPAGNAMENTO: riassumibile in un semplice “la prossima volta ve lo faccio io, gratis, e compreso di scelta musicale“. Ditela alla Toei ‘sta cosa, sono serissima. Partito in grande stile con una lenta presentazione dei cinque protagonisti, arrivato alle Dodici Case si è perso per strada. Il fine era evidente: narrare i 114 a ritmo di immagini e musiche. Il problema è che raramente le sinfonie trovavano un reale riscontro con le immagini, e le poche volte che accadeva sembrava un evento dettato più dalla fortuna che da una scelta ragionata e studiata. Esempio scemo: Shaka è uno dei pochi Cavalieri d’Oro ad avere un preciso tema identificativo (voglio dire, è Shaka, se non lui, chi?), non sarebbe stata una cattiva idea eseguirlo durante le immagini della Sesta Casa. Da qui in poi è stato un crescendo di occasioni sprecate: brani lenti su sequenze che fomentano, musiche non riconducibili precisamente a Poseidon sulla proiezione di, hem, Poseidon… ed il vuoto cosmico – nel senso di proiettore spento – sui momenti di Abel, Frey e Chikyugi. Questione di diritti essendo fuori dai 114? Non lo so, forse, non credo, ma ripeto: la prossima volta consultate me.

MEET & GREET: disponibile sganciando 149,00 euro durante i mesi di pre-vendita (che okey, è tanto, ma con un anno di anticipo è anche a portata di mano, dai), la sessione di backstage prevedeva il booklet del programma, una maglietta della taglia che si desiderava e gli autografi di Kawashima e Matsuzawa su un articolo che ci si poteva portare da casa. Molti avevano dei vinili, ma io mi ero portata dietro il III Volume delle Soundtrack perché lo ricordo come il mio primo acquisto relativo a Saint Seiya (galeotta fu la cover); e me lo sono scordato nell’altra borsa, quella di Dumbo. E’ quasi una settimana che mi racconto che tutto sommato è meglio così, anche perché dai… l’autografo della Matsuzawa su un CD dei 114 non aveva poi tanto senso, no? E quindi mi sono fatta firmare il programma come tutte le personali normali. Terminati gli autografi, era possibile fare una foto con le due cantanti. Tutto carino e tutto bello. Soprattutto la Kawashima che inizia a ridere come una disperata quando si accorge che stava sorridendo ad un telefono con la cover della DeLorean; e poi mi fa: “It’s a heart, it’s a heart“, e mi indica gli autografi. Dolci Giapponesi.

I MOMENTI CHE: sono stati diversi, alcuni da epic fail, altri da distruggersi le mani per gli applausi. In particolare mi piace ricordare:
– Arrivati alla Quinta Casa ho avuto paura. Ho avuto paura che il concerto ricominciasse da capo. E’ stato più forte di me, hanno pure fatto vedere la Casa del Leone su QUELLA SCENA.
– Il filmato si è fermato all’improvviso – e per circa 10 secondi – su un primo piano di Milo. Voluto o no, è stato apprezzato. E meno male che si è fissato sul volto e non sulle spalle.
– Durante la Scalata gli addetti ai lavori si sono dimenticati della Nona Casa. Incidente di percorso o meno, Aiolos continua ad essere dimenticato, ignorato ed escluso dal mondo (e lo so che la Nona Casa è vuota, eh, ma bastava il testamento inciso sulla parete, per dire).
– Sigfried!Orion, Hilda e Freya!Flare hanno avuto tantissimo spazio nonostante il poco tempo a disposizione. Ho gradito davvero tantissimo anche questo (oltre al fatto che il video in accompagnamento alle musiche di Asgard è stato probabilmente il momento migliore per sincronia di immagini e sinfonie).
– Di solito si applaude alla fine di un movimento musicale, ma quando è stato intonato il Requiem di Mime la platea è esplosa in un modo inumanamente impossibile. Ed il bello è che probabilmente ero l’unica in tutta la sala consapevole del fatto che stava per essere eseguito leggendone il titolo sullo schermo. Il tema di Mime, infatti, non è davvero di Mime, ma appartiene all’Orfeo del Primo Film. E’ contenuto nella OST del film di Asgard sotto il nome di Adromeda Shun, that fight. Nonostante lo si ascolti persino all’Ottava ed Undicesima Casa, resterà per sempre il tema di Mime. Orfeo, mi spiace.
– Forse non lo sapete, ma il Requiem di Mime è stato il grande escluso dal concerto del 2014. Più il concerto si avviava verso la sua conclusione, più iniziavamo a realizzare che il Requiem non sarebbe stato eseguito. E’ il mio ricordo più bello del primo concerto: un tizio ormai disperato che sul finale si alza ed urla “Benetnasch Mime“. Aveva gridato per tutti quanti noi.
– Ho conosciuto Frey, e non il Frey di Asgard. Ho parlato con Sébastien Frey senza sapere che fosse Sébastien Frey. L’epic fail del 2016 è già nelle mie mani. Il racconto della mia epocale figura di merda lo trovate qui.

Aeris (40 Post) Gira sul Web dall'inizio del nuovo millennio e da allora ha fatto un sacco di cose inutili. Legge tanto, tiene a mente tutto ma posta pochissimo, ecco perché non avete mai sentito parlare di lei. Dal 1990 continuano a chiederle quale sia il suo Cavaliere d'Oro preferito; quelle persone stanno ancora aspettando una risposta.

 

3 Responses so far.

  1. VGA ha detto:

    Non so cosa darei per andare a vedere questo concerto, ma in rete non trovo altre date. Sai dirmi come venire a conoscenza della prossima data in Europa? Tu dove hai acquistato i biglietti? Grazie mille!

    • Aeris ha detto:

      Ehilà! Purtroppo la Pegasus Symphony ha dei tour abbastanza limitati che attualmente fanno avanti e indietro tra Francia (due volte, nel 2014 e 2016) e Cina. Con l’eccezzione della tappa a Málaga dell’anno scorso, non si hanno altri avvistamenti in Europa, purtroppo.

      Per le novità puoi provare a tenere d’occhio il sito europeo della Toei Animation – http://www.toei-animation.com/ – o le varie pagine FB dedicate a Saint Seiya.

      Io i biglietti li comprai su wildfaery, un portale francese che funziona grosso modo come il nostro Ticketone, ma specializzato principalmente sui concerti di videogiochi, film e anime. Mi iscrissi per la prima Pegasus Symphony del 2014, e appena partirono le prevendite per quella del 2016 venni informata immediatamente (magari cerca di seguire anche la loro pagina FB – https://www.facebook.com/Wildfaery/ – dato che il sito non è granché).

      Direi che è tutto, c’è solo da aspettare.

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